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Il Piave mormorava...
..calmo e placido al passaggio dei primi fanti il 24 maggio.
Così inizia "La leggenda del Piave", la più celebre canzone patriottica italiana. Composta nel 1918 da E.G. Gaeta, essa ebbe un immediato successo tra i soldati al fronte durante le fasi finali della Prima guerra mondiale, anche per il notevole impulso morale che dava alle truppe. Dal 1943 al 1946 la canzone fu adottata come inno nazionale italiano.
"La leggenda del Piave" è ancora piuttosto conosciuta, anche se temo che non sia quel genere di cose che interessa molto alla giovani generazioni: eppure questa canzone è uno dei simboli più famosi della Grande Guerra vista dagli italiani. E se la seconda è stata per molti versi una tremenda guerra civile per il nostro paese, la Prima guerra mondiale è stata il sigillo dell'unificazione nazionale: non solo per l'acquisizione del Trentino Alto-Adige, della Venezia-Giulia, dell'Istria e di Trieste; ma anche perchè dalle Alpi alla Sicilia, gli Italiani di allora combatterono (e 650.000 di loro morirono) per un paese che era appena nato, e di cui moltissimi avevano allora una conoscenza e una consapevolezza ancora vaghe. La gran parte delle famiglie italiane ha avuto un caduto, un ferito, un reduce in quel conflitto tanto sanguinoso, e tanto significativo per la nostra storia.
TESTO
Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
Dei primi fanti il ventiquattro maggio:
l’Esercito marciava per raggiunger la frontiera,
per far contro il nemico una barriera.
Muti passaron quella notte i fanti;
tacere bisognava e andare avanti.
S’udiva intanto dalle amate sponde
Sommesso e lieve il tripudiar de l’onde:
era un passaggio dolce e lusinghiero.
Il Piave mormorò: “non passa lo straniero”.
Ma in una notte triste si parlò di tradimento,
e il Piave udiva l’ira e lo sgomento.
Ahi, quanta gente ha visto venir giù, lasciare il tetto,
per l’onta consumata a Caporetto!
Profughi ovunque! Dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti.
S’udiva allor dalle violate sponde
Sommesso e triste il mormorio de l’onde:
come un singhiozzo in quell’affanno nero.
Il Piave mormorò: “ritorna lo straniero”.
3. STROFA:
E ritornò il nemico, per l’orgoglio e per la fame
Volea sfogar tutte le sue brame.
Vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora
Sfamarsi e tripudiare come allor…
“NO” disse il Piave, “NO” dissero i fanti,
“mai più il nemico faccia un passo avanti”
Si vide il Piave rigonfiar le sponde!
E come i fanti combattevan l’onde.
Rosso del sangue del nemico altero,
Il Piave comandò: “indietro va' straniero!”
E indietreggiò il nemico fino a Trieste, fino a Trento
E la Vittoria sciolse le ali al vento.
Fu sacro il patto antico: tra le schiere furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro e Battisti.
Infranse alfin l’italico valore
Le forche e l’armi dell’impiccatore.
Sicure l’Alpi… libere le sponde
E tacque il Piave: si placaron l’onde.
Sul patrio suol, vinti i torvi imperi,
la pace non trovò nè oppressi nè stranieri.
Questo è un video con la canzone e alcune immagini della I GM:
http://www.youtube.com/watch?v=STRD20k5rYM
Questo è invece un indimenticabile pezzo di "Don Camillo e l'onorevole Peppone", in cui la canzone ha un ruolo particolare. Guardatelo, dura solo 4 minuti ma scommetto che vi commuoverà.
http://www.youtube.com/watch?v=hMw0cJXqfBo&feature=related
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-"M'incontro in una brigata di rinforzo. Le file camminano sotto la luna, traversano il ponte dell'Ausa. Passo vivace. Buonumore. Scoppi di lazzi, di risa, di canti. E vanno a morire. Carne santa, carne nostra. Vorrei abbracciarli uno a uno. Pare che sentano il mio amore, perchè si voltano verso di me, mi salutano.
"Buona sera!"
"Viva la guerra!"
"Viva l'Italia!"."-
Arriverà il giorno nel quale incontrerò il mio bisnonno e il mio prozio. Arriverà il giorno che li ringrazierò per aver sacrificato la propria giovinezza per il mio avvenire.
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Splendido
Ottima iniziativa
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Venerdì scorso, fuori città, sulle mura di un locale storico, una lapide riportava il Bollettino di Guerra:
Comando Supremo, 4 Novembre 1918, ore 12
La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 Maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi è vinta.
La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso Ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuna divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatre divisioni austroungariche, è finita.
La fulminea e arditissima avanzata del XXIX corpo d'armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l'irresistibile slancio della XII, dell'VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.
Nella pianura, S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute.
L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perdute quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecento mila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni.
I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.
Io mi sono commosso, e l'ho fotografata.
In fondo, tutto partì da QUEL 24 maggio ...
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Wiseman
In fondo, tutto partì da QUEL 24 maggio ...
giornata magnifica
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Cinque commenti, riflettevo leggendovi.
Cinque commenti sono pochi, considerando l'importanza dell'evento e non, o, più propriamente, non solo per l'eroismo delle truppe (e, a distanza di tanti anni, possiamo affermare non solo delle nostre) eroismo magari inconsapevole.
Mi stupisce che non si comprenda, non si voglia comprendere come da quel giorno (per noi) come il 28 luglio per gli altri sia stato l'inizio del mondo moderno, di quello che noi oggi consideriamo normale, anche eterno, in un certo senso.
Se mi perdonate l'enfasi è da quell'immenso carnaio che nasce la realtà di oggi e vi siamo culturalmente più vicini di quanto crediamo, e lo testimonia proprio il brano del discorso di peppone, forse involontario frammento di verità assoluta.
Forse il nostro dovere dovrebbe essere l'essere degni della sofferenza costata ai nostri padri e nonni.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Westindias
Cinque commenti, riflettevo leggendovi.
Cinque commenti sono pochi, considerando l'importanza dell'evento e non, o, più propriamente, non solo per l'eroismo delle truppe (e, a distanza di tanti anni, possiamo affermare non solo delle nostre) eroismo magari inconsapevole.
Mi stupisce che non si comprenda, non si voglia comprendere come da quel giorno (per noi) come il 28 luglio per gli altri sia stato l'inizio del mondo moderno, di quello che noi oggi consideriamo normale, anche eterno, in un certo senso.
Se mi perdonate l'enfasi è da quell'immenso carnaio che nasce la realtà di oggi e vi siamo culturalmente più vicini di quanto crediamo, e lo testimonia proprio il brano del discorso di peppone, forse involontario frammento di verità assoluta.
Forse il nostro dovere dovrebbe essere l'essere degni della sofferenza costata ai nostri padri e nonni.
Molte volte il silenzio vale più di mille parole.
E rimanere in silenzio non significa essere indifferenti o onorare l'eterno sacrificio dei caduti per la Patria
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Citazione:
Originariamente Scritto da
beowuff
Molte volte il silenzio vale più di mille parole.
E rimanere in silenzio non significa essere indifferenti o onorare l'eterno sacrificio dei caduti per la Patria
Non è che abbia torto beowuff, ma io facevo un discorso diverso...
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Caro Westindias,
come sempre, non posso che condividere. Anche la sottintesa amarezza.
Temo, infatti, che per esser degni di sofferenza si debba saper soffrire. E di questo sapere io ne vedo poco.
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Non preoccuparti che c'è ancora chi si dà da fare, anche se ormai sono eccezioni.. ..rare... han tutti la pretesa della vita facile..
Io questa canzone me la ero imparata a 15, 16 anni, non ricordo, perché quando mi allenavo in salita mi stufavo in fretta di sentire il fiato sempre più grosso, e allora pensavo proprio quello che ha scritto Westindias in grassetto e intanto mi distraevo canticchiando.