Quando la Morte ti sfiora......
Turno di notte appena iniziato, la radio impietosa dirotta tre volanti su una segnalazione di rissa tra stranieri, forse ci sono anche bottiglie e coltelli. Le notizie sono poche e frammentate, la telefonata con l'utente si è interrotta e il collega del 113 sta facendo i salti mortali per ricontattarlo. La volante "1", la volante "2" e la volante "5" si danno un punto d'incontro per arrivare tutte assieme: il punto stabilito è a poche centinaia di metri dal luogo dell'intervento, lungo uno stradone a 4 corsie che taglia in due un grosso quartiere della città. Lampeggianti accesi, il "convoglio" biancoazzurro si avvia, in testa la volante "2", in mezzo la "1" e in coda la "5".
Arrivano a quel semaforo fatto migliaia di volte e nelle più svariate condizioni di traffico. Quella notte la strada è deserta. Il semaforo è rosso, il collega della "2" si ferma, verifica l'assenza di altri mezzi e riparte. Riesce ad attraversare quasi tutto l'incrocio, tanto che anche la volante "1" sta per ripartire a sua volta.
E poi arriva un missile travestito da utilitaria. A bordo, 4 "esseri" che non avrebbero dovuto disporre nemmeno di una bicicletta. Il capopattuglia della "1" assiste impotente a questa "palla" grigia che a tutta velocità centra in pieno la fiancata della volante "2".
Una bomba.
La vettura di servizio compie ben due testacoda completi, uno dei quali sollevata da terra.
Fumo.
Silenzio.
Immobilità.
E la paura. La voce strozzata per radio che chiede l'invio dei soccorsi. Poi, un buco. Il capopattuglia della "1" assieme agli altri si ritrova già intorno alla volante incidentata. E solo in quel momento riprende a respirare. I colleghi all'interno sono acciaccati, confusi. Ma illesi.
Poi, la razionalità. I rilievi. Le solite procedure.
E solo allora ti accorgi del miracolo: l'utilitaria si è schiantata in quello che in gergo tecnico stradalino si chiama "posizione postero-laterale destra": vale a dire la porta posteriore dell'auto e il retrotreno.
Una frazione di secondo prima: staremmo piangendo almeno uno dei colleghi.
Una frazione di secondo dopo: non sarebbe probabilmente accaduto nulla.
La "signora con la falce" è passata per quella via, alle 00:20 del 18 maggio 2015. Si è fermata. Probabilmente si è tolta di spalla il suo attrezzo di mietitura. E poi, semplicemente, ci ha ripensato. E se ne è andata.
Oggi tocca riposo: a pranzo coi colleghi per festeggiare il trasferimento di uno di loro ci berremo su, esorcizzando così ancora una volta la paura, il fatto di averla "sfangata" una volta in più. Ma quel botto mostruoso, quell'immobilità e quel silenzio resteranno tra noi come una consapevolezza.